Ragazze tra STEM e tradizioni. Il diritto di scegliere  

Ragazze tra STEM e tradizioni. Il diritto di scegliere  

Anche senza l’aiuto della tecnologia, di generazione in generazione, si tramanda. Si tramandano culture e tradizioni, favole e oggetti, creando un tunnel temporale che affascina spesso viaggiatori e studiosi. Nulla di più magico e prezioso. Si tramandano, però, anche ruoli e mestieri, pre destinando le nuove generazioni ad un futuro già scritto. Nulla di più terribile e castrante, soprattutto se si tratta di giovani studentesse, magari anche promettenti. 

Eppure è una realtà con cui dobbiamo fare i conti, oggi, perché è esattamente quella che riferiscono insegnanti come Hagar Biney. Nel suo Ghana, come lei stessa racconta, verso i 9 anni comincia ad aprirsi una faglia tra i due sessi. Come in un gioco con regole non scritte, studenti maschi e studenti femmine sanno di avere due strade diverse davanti. I primi, possono immaginare un futuro basato sull’istruzione che continueranno a ricevere. Le seconde sono consapevoli di dover dare la priorità alle necessità domestiche. Le loro future materie di specializzazione saranno la cura e il supporto alla famiglia. La loro futura classe sarà casa propria.

Hagar, le sue studentesse e i suoi studenti.

“È come un ritornello che si ripete all’infinito, senza una particolare ragione, se nessuno interviene. Le ragazze stavano a casa ad aiutare, oggi che potrebbero fare diversamente, pochi prendono in considerazione un’alternativa” spiega Hagar. L’unica che viene ogni tanto esplorata, è quella del commercio, ma a patto che lasci “la donna” vicina a casa e a disposizione della famiglia. 

Per chi guarda da fuori questo fenomeno di gender gap molto radicato e profondamente impattante su ogni possibile azione di riscatto futura, può sembrare strano che una studentessa in gamba non si sia mai imposta, continuando gli studi. Alcune lo fanno, entrando in conflitto con la famiglia, ma senza un contesto incoraggiante, il loro apprezzabile tentativo, avrà probabilmente esito vano. 

“Oltre a supportare le giovani studentesse a difendere i propri diritti, è fondamentale lavorare sulla cultura e sull’ambiente in cui crescono. Ci vorrebbe un’ampia attività di educazione pubblica che spieghi in modo chiaro e concreto l’importanza della formazione delle bambine” chiarisce Hagar. Dal suo punto di vista, la situazione negli ultimi anni è migliorata, “soprattutto perché ora nel mio Paese ci sono più donne che ricoprono ruoli di governo. Oppure che hanno fatto carriera in campo medico o tecnologico e formativo”. Come in ogni altra parte del mondo, i role model rappresentano il miglior modo di dire che “si può fare”. Alle studentesse, che i loro sogni di carriera possono essere veri progetti realizzabili. 

Hagar ci crede e, nella sua scuola, fa la sua parte: “io e alcuni miei colleghi siamo riusciti a introdurre dei club di ‘Girls In STEM’ in varie scuole della nostra parte del Paese con il supporto di Patriots Ghana. Un passo avanti non indifferente, anche perché le giovani possono non solo coltivare ma anche condividere sogni, passioni e obiettivi. Farsi forza a vicenda”.

Foto di gruppo al termine di una sessione del club Girls In STEM condotta da Hagar con il supporto di altri insegnanti SeedScience e di staff di Patriots Ghana.

Consapevole di essere una di quelle donne che, nonostante le statistiche, ha visto rispettati i suoi desideri e progetti di giovanissima studentessa, oggi Hagar cerca di replicare la sua storia di successo gender a scuola e con i suoi figli. “Desidero crescerli in modo che siano in grado di avere fiducia in se stessi e di lavorare sodo. Mi piacerebbe che possano contribuire al riscatto del nostro Paese, nel modo che loro desiderano”. Con le sue parole si immagina una vera e propria squadra di giovani promettenti e motivati, una squadra che vogliamo immaginare composta di ragazze e ragazzi. Assieme.

Articolo di Marta Abbà con il contributo di Hagar Biney.

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