In Tanzania, la moltiplicazione dei ScienceSeeders

In Tanzania, la moltiplicazione dei ScienceSeeders

Attenzione per l’ambiente e parità di genere ma, prima ancora e soprattutto, amore per la scienza. La terza fase del progetto gira attorno a questi tre pilastri. 

Che il terzo atto abbia inizio

Quale progetto? Quello supportato, economicamente e non solo, dalla National Geographic Society e dedicato al futuro della Tanzania. 

SeedScience ha iniziato a disegnarlo tracciando nel presente una chiara traccia di percorso. Le tappe sono tre e l’obiettivo ultimo è quello di mostrare agli insegnanti come accendere nei giovani la passione per le materie STEM. Ci vogliono un metodo e il materiale adatto. Meglio ancora se basta un metodo che permetta di non aver bisogno di troppo “materiale adatto”, ma che si basi su attività pratiche semplici e coinvolgenti, ripetibili ed economicamente sostenibili.

Quello appena descritto è esattamente il metodo SeedScience. In Tanzania lo stanno imparando sempre più insegnanti e molti di più lo conosceranno, dopo questa nuova terza e ultima fase nella zona. 

Insegnare agli insegnanti a insegnare: l’effetto cascata

Lanciato nel 2019, questo progetto finora ha formato 22 insegnanti di scienze di 17 scuole primarie e secondarie e 4 ScienceSeeders (insegnanti locali che hanno completato il loro percorso per diventare formatori e hanno acquisito nuove competenze per guidare e sostenere l’intero progetto a livello locale). In questa nuova fase, sono “gli insegnanti che insegnano agli insegnanti”, raggiungendo tutte le altre scuole della zona e promuovendo l’equità di genere e la sostenibilità ambientale.

Una scena dalla prima formazione SeedScience in Tanzania nel 2019. Joseph Laurent, al centro della foto, era un partecipante. Più tardi, nel 2021, è diventato un formatore e uno ScienceSeeder. Ora è il leader del progetto “The Rise of ScienceSeeders”. Foto di Benedetta Di Ruggiero.

Partendo da quanto seminato nelle prime due fasi, nella terza si punta a formare, per la precisione, 12 nuovi insegnanti e 3 nuovi ScienceSeeders. Le attività dureranno 3 mesi, coinvolgeranno tutte le scuole pubbliche della zona, diffondendo curiosità e la passione per la scienza e la consapevolezza delle problematiche scientifiche locali. Questi numeri e la potenza del metodo, permetteranno di raggiungere circa 1200 studenti e anche le comunità di adulti, attraverso due eventi scientifici da loro organizzati ad hoc. Una particolare attenzione viene mostrata nei confronti delle studentesse, incoraggiate a immaginare e coltivare concretamente una carriera nel mondo delle scienze. Anche l’ambiente e la protezione del patrimonio naturale locale avranno la loro parte, attraverso opere di sensibilizzazione e di formazione sul campo. I club STEEM si chiamano infatti STEEM e non STEM perché è stata aggiunta la E di environment. Un bene, una vittima, un protagonista, una leva importante per un Paese come la Tanzania. È fondamentale che i suoi giovani imparino a conoscerlo e rispettarlo, proprio come rimane importante che possano immaginare di dedicarsi allo studio di materie STEM che li rendano artefici del proprio futuro.

Due studentesse e uno studente a un evento SeedScience in Tanzania nel 2021. Foto di Eliya Lawrence, Ngoteya Wild.

Le sfide presenti e future

Dall’esito delle prime due fasi, sembra che SeedScience sia sulla buona strada e la National Geographic Society abbia scommesso bene i propri fondi. Secondo Joseph Laurent, project leader, la sfida sarà quella della burocrazia. “Si tratta di un progetto a tempo determinato, che potrebbe subire dei ritardi a causa di lungaggini burocratiche – spiega – anche le attività nelle scuole potrebbero ritardare, per questo è importante che quelle coinvolte, abbiano la maggior parte delle informazioni necessarie in anticipo”. 

Affianco ai timori per il futuro, ci sono anche le certezze del passato. Dal report realizzato al termine della seconda, è emerso che tutti gli insegnanti coinvolti hanno appreso il nuovo approccio per far innamorare gli studenti alle materie scientifiche. Le sessioni di training sono state ben seguite e tutti hanno imparato gli esperimenti, diventando in grado di riproporli in classe. Gli studenti coinvolti, hanno mostrato un crescente interesse per le materie STEM, scoprendole divertenti e utili, e non così complesse come spesso si teme. Anche gli adulti che hanno partecipato all’evento scientifico, hanno avvertito la loro passione, con la speranza di vederli futuri protagonisti di una Tanzania tecnologicamente e infrastrutturalmente emancipata. Non resta che dare il massimo in questo sprint finale quindi. Noi, gli insegnanti, le studentesse e gli studenti, le comunità. Tutti assieme. E poi tornare a raccontarmi com’è andata questa nuova avventura… STEEM.

Articolo di Marta Abbà in collaborazione con Joseph Laurent.

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