Non chiamiamola esperienza, il volontariato è una strada

Non chiamiamola esperienza, il volontariato è una strada

Imparare a vivere con il ritmo della natura e a guardarsi indietro per capire come andare avanti. Rendersi conto di quante cose sono scontate e che la Terra va difesa. Gioire quando per strada smettono di chiamarti “oborɔnyi” (persona dalla pelle bianca) e cominciano a chiamarti per nome: Chiara. 

Chiara ha 35 anni e ha interrotto la sua carriera accademica nel campo della biologia per dedicarsi a quella che oggi reputa la sua vera vocazione: il public engagement.

 

Una scelta studiata, per studiare cosa diventare

Quando ha compiuto questa scelta ha visto in SeedScience la realtà in cui confluivano i suoi sogni ed interessi. Già lo sapeva, dal 2018, ma il grande salto doppio lo ha fatto pochi mesi fa. A dicembre 2022 ha lasciato un postdoc in Australia e nel marzo 2023 è partita per il Ghana come volontaria per seguire alcuni progetti, avviati con Patriots Ghana.

Attraverso la sua storia, si possono conoscere le quinte di un’attività spesso raccontata a sprazzi, per immagini frammentate o seguendo stereotipi con il risultato di non mostrare cosa significa essere volontaria. O per lo meno esserlo per SeedScience.

Oltre a una ventata di caldo inedita, ad accogliere Chiara al suo arrivo in questo Paese sono stati il project manager di Patriots Ghana Emmanuel e il project coordinator Evans, un traffico disordinato e una marea di ghanesi indaffarati attorno al commercio di ogni cosa possa essere vendibile. Una volta giunta nella sua famiglia ospite, ad attenderla c’era una cena di benvenuto, assaggiata con addosso gli occhi di tutti, occhi speranzosi che le piacesse. Pochi giorni e Chiara è stata subito operativa, su tre progetti ben distinti e impegnativi.

Emmanuel, Evans e Chiara nell’ufficio di Patriots Ghana.

Le tre sfide per il Ghana del futuro

Sono tre sfide vere e proprie, diverse ma ugualmente importanti: il teacher training on line, il Girls in STEM mentorship program e il progetto “the future of Nyanyano”.

Nella prima, Chiara fa da mentor ma è anche impegnata nell’agevolare i collegamenti e le comunicazioni tra partecipanti italiani e ghanesi, una volta ogni due settimane. Sotto i suoi occhi li vede maturare e creare rapporti di amicizia e scambio preziosi. Per Girls in STEM, invece, ci sono da organizzare gli incontri tra mentor (studentesse universitarie in materie scientifiche) e mentees (ragazze di 12-13 anni con l’intenzione di studiare questi soggetti). La vera sfida, in questo caso, è potenziare la partecipazione delle prime, a beneficio delle seconde. 

Per “The Future of Nyanyano”, invece, c’è da lottare contro la plastica e l’inquinamento, per cambiare le sorti di questo straordinario villaggio. Come? Sensibilizzando e formando i giovani su questi temi, leggendo con loro il libro Constructive Visions.

Chiara, gli insegnanti SeedScience e gli studenti durante un incontro per il progetto “The Future of Nyanyano”.

The “show” will go on

Tre progetti appassionanti, non semplici e nemmeno scontati, che stanno insegnando a Chiara molte cose. E le stanno confermando di aver imboccato la strada giusta. Ama fare ciò che sta facendo e guai a chiamarla “esperienza”: questo è l’inizio di attività a cui si vuole dedicare per il resto della sua vita. Un training importante svolto sul campo che le sta regalando emozioni fortissime, ma non solo. Dal punto di vista professionale sta imparando come costruire, gestire e comunicare progetti, come rapportarsi con le persone e selezionarle. Dal punto di vista personale ha dovuto imparare a non scivolare nell’assistenzialismo che non porta a nulla. Meglio impiegare le proprie forze in progetti costruttivi, che piantano semi e ne curano la crescita e ne difendono la fioritura. 

Articolo di Marta Abbà con il contributo di Chiara Pantarelli.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *